Racconto di Natale

La notte magica di Joshua

Li ho visti arrivare che il sole calava dietro la collina, incendiando il cielo cristallino. Di colpo l’aria s’è fatta pungente. La donna era accovacciata sulla groppa del ciucio che trotterellava con quell’uomo accanto che non capivo se fosse il marito o il padre. In pratica, mi hanno soffiato il posto in quello che da anni, insieme alle mie quattro pecore, è il mio rifugio in queste notti di gelo. Mi sono avvicinato con l’idea di cacciarli in malo modo,  brandendo il mio bastone. La donna era scesa a terra e si premeva forte la pancia come fosse in preda a terribili dolori. L’uomo intanto saltellava di qua e di là,  portando della paglia e stendendovi sopra il mantello. Sembrava disperato. Poi, alla fioca luce di un lume acceso a fatica dal vecchio, ho assistito impietrito ad una scena che mi ha lasciato senza respiro. Solo allora mi sono reso conto che la donna era incinta ed era giunta al termine della gravidanza. A quel punto ho fatto marcia indietro. Non me la sentivo di restare a curiosare come farebbe uno sporco romano senza scrupoli che frequenta l’arena per assistere allo spettacolo impietoso del sangue altrui che scorre impregnando la terra impura. Sono corso da mia sorella, che abita in una casupola ai margini di Betlemme, a chiederle se potevamo fare qualcosa per quei due poveri disgraziati. Bussai concitato alla porta ma lei, senza aprirmi, cos’hai Joshua che ti affanni tanto, mi rimproverava. Lo sai che ho finito il vino e che in ogni caso mi sono seccata di vederti sempre ubriaco. Ma io bussavo, bussavo, apri, apri gridavo. Guarda che se arriva mio marito che è andato in cortile a fare i suoi bisogni, ti fa correre con un randello. Ed ecco che suo marito mi piomba alle spalle. No Ben, ascolta, là, laggiù, alla grotta, ci sono due, ascoltami accidenti, ti dico che ci sono due che stanno per far nascere un bambino, sì ti dico, un bambino, cioè, una donna gravida che partorisce, lo vuoi capire sì o no? Allora Ben, che è un cafone, ma ha un cuore grande come una di quelle pagnotte da cinque libbre, si è fermato di colpo a pensare. Cioè, lui non pensa perché non ha cervello, ma ha sentito qualcosa che lo ha commosso e allora Anna ascolta, ha gridato, cosa facciamo? Allora Anna ha preso un secchio con dell’acqua che era sul fuoco, ha preso una coperta con degli asciugamani, ha preso del latte e del pane e li ha messi in una sporta di pelle e tutti e tre siamo partiti alla volta della grotta. Siamo arrivati che la donna, distesa sulla paglia, tremava, mentre il vecchio, che le stava appresso cercando di consolarla, si è voltato appena a guardarci senza paura, con una specie di sorriso mite sul volto solcato dalle rughe. Accanto giaceva un bimbetto avvolto in un lembo di stoffa, con i pochi capelli tutti bagnati, e con la bocca attaccata al seno, nel tentativo di succhiare il primo latte materno. Con un gesto furtivo ho asciugato una lacrima che porcaccia miseria non sono riuscito a trattenere. Subito Anna si è messa a confabulare con la donna, poi ci ha cacciati fuori, Ben ed io, mentre l’aiutava a nettarsi con un panno e a mettere un po’ d’ordine intorno.

Vieni da noi a dormire, stanotte, mi ha detto Ben fissando il cielo stellato. Stanotte soltanto, che non diventi un vizio. Dentro di me ringraziai quel bambino per essere nato, che quello era davvero un miracolo. Avvertii un improvviso calore espandersi intorno al petto, anche con tutto quel freddo intorno, avrei abbracciato Ben, ma non lo feci, non era il momento.

Più tardi, disteso accanto al focolare, feci un sogno. Il buio del cielo stellato si sera squarciato all’improvviso e una immensa luce scendeva dall’alto, l’aria prese a vibrare di suoni e canti lontani che mi facevano tremare dall’emozione. Tutto cominciò a girare vorticosamente e mi sentii trasportato da una brezza leggera che mi cullava dolcemente. Pareva che il mondo  si stesse rivoltando sottosopra e che anche i miei pensieri stessero per cambiare direzione. Ebbi la sensazione che tutto quello che fino a quel momento mi sembrava vero e giusto avesse subito una rivoluzione e che la verità ora stesse dalla parte opposta. Adesso, in cima al mondo, sedevano i bambini, che con la loro ingenua semplicità lo governavano meglio di ogni vecchio saggio. Ero estasiato. Una grande pace si era impossessata di me e al cuore salì spontaneo un sentimento di gratitudine verso tutti i bambini della terra, perché la vera saggezza ora risiedeva nelle loro mani.

Mi rendo conto che io stesso potrei essere un sogno per le generazioni che verranno e che quello che avvenne in  quella notte straordinaria potrebbe essere accaduto in tanti modi diversi da quello che vi ho raccontato, e che nei secoli successivi la scena si sia ripetuta più e più volte, e che soltanto qualcuno come me abbia avuto la fortuna di avere occhi per vedere e cuore per intendere. Però, scusate se insisto: credetemi, in ogni caso, è tutto vero. Solo se crederete il mondo potrà rivoltarsi sottosopra, potrà sistemarsi dalla parte giusta.

Luigi Zai

Share

I commenti sono chiusi.

Share on Facebook

302
Share

Cosa facciamo

La Compagnia dell'Armanàc si propone come piccolo laboratorio aperto di idee per la valorizzazione della cultura locale, del territorio santhiatese, vercellese, piemontese in genere. Non senza attenzione per gli spunti provenienti da "altre" culture, da "altre" conoscenze, convinti che l'incontro e lo scambio arricchiscono e contribuiscono alla pacificazione. E' così che organizziamo serate con proiezioni di documentari, mostre fotografiche, presentazioni di autori e di opere, eventi musicali, camminate in mezzo al paesaggio con visite a siti e luoghi di interesse antropologico. Realizziamo cortometraggi e in alcuni casi pubblichiamo libri. Crediamo nell'"estetica dell'etica" e per questo ci siamo iscritti a Libera, l'associazione di don Ciotti che si batte contro le mafie.